Dal punto di vista meteorologico, possiamo analizzare le cause dell’alluvione di Valencia considerando prima la scala sinottica (europea) e poi la mesoscala (il sud-est della Spagna). Successivamente, analizzerò altri aspetti, come per esempio la predicibilità dell’evento temporalesco e l’attribuzione al cambiamento climatico. È un post molto lungo, ma eventi complessi richiedono spiegazioni non banali.
𝑺𝒄𝒂𝒍𝒂 𝒔𝒊𝒏𝒐𝒕𝒕𝒊𝒄𝒂
Il 23 ottobre una saccatura atlantica si avvicinava all’Europa occidentale, ma veniva progressivamente rallentata dalla presenza ad est di un forte anticiclone di blocco, più o meno posizionato tra il Mediterraneo centro-orientale e la penisola balcanica. Nei quattro giorni successivi, lo sviluppo dell’anticiclone delle Azzorre sull’Oceano Atlantico e la sua fusione con quello di blocco ad est, ha consentito la rottura della saccatura e la formazione di una circolazione depressionaria isolata, sviluppata principalmente alle medie quote troposferiche (intorno ai 5000 metri di quota), che nel linguaggio tecnico viene chiamata cut-off. Questa depressione si è progressivamente e lentamente mossa verso sud-ovest, raggiungendo la penisola iberica e il Marocco, ed è rimasta bloccata più o meno nella medesima posizione fino al momento in cui sto scrivendo. L’impossibilità a muoversi è derivata dalla presenza di un forte e vasto anticiclone, lo stesso che da qualche giorno sta garantendo tempo stabile e soleggiato sulla penisola italiana.
𝑴𝒆𝒔𝒐𝒔𝒄𝒂𝒍𝒂
Lunedì 28 il cut-off si è posizionato tra il Mare di Alboràn e il Marocco settentrionale, mentre l’anticiclone sull’Europa centro-orientale si è ulteriormente intensificato. Il gradiente di pressione che si è venuto a creare ha determinato l’attivazione di un forte flusso di umide e instabili correnti orientali, diretto verso la costa est della Spagna.
𝑳’𝒐𝒓𝒊𝒈𝒊𝒏𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒐𝒓𝒂𝒍𝒆
Scendendo ancora più nel dettaglio, il sistema convettivo alla mesoscala che ha dato origine all’alluvione si è sviluppato per le favorevoli condizioni dinamiche e termodinamiche dell’atmosfera. Negli strati più bassi erano presenti sostenute correnti orientali, che trasportavano aria molto umida e mite proveniente dal Mediterraneo. Salendo di quota, l’aria diveniva progressivamente più fredda a causa della presenza di un nocciolo di aria fredda all’interno del cut-off, mentre il vento ruotava progressivamente da sud verso i 5000 metri, dove il flusso divergeva. Il forte gradiente termico verticale rendeva l’atmosfera molto instabile, con valori di energia potenziale (CAPE) superiori ai 2000 J/kg. Queste condizioni atmosferiche erano pressoché simili su una vasta area della costa orientale della Spagna, ma è stata probabilmente la particolare conformazione orografica della regione di Valencia a determinare lo sviluppo del temporale. Infatti, l’aria umida e instabile proveniente dal Mediterraneo, si è sollevata forzatamente lungo i rilievi montuosi posti qualche chilometro più all’interno rispetto alla costa, superando il livello di convezione libera e dando origine a grossi cumulonembi.
𝑳𝒂 𝒅𝒖𝒓𝒂𝒕𝒂 𝒅𝒆𝒍 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒐𝒓𝒂𝒍𝒆
La longevità del temporale può essere spiegata in due modi. Innanzitutto, come detto, il cut-off è rimasto immobile per tutta la giornata del 29 ottobre, quindi le condizioni dinamiche e termodinamiche favorevoli al continuo sviluppo del temporale si sono mantenute invariate per molte ore. In secondo luogo, si deve considerare un delicato equilibrio dinamico del sistema temporalesco a multicella, derivante da un bilanciamento tra l’influsso di aria umida e calda e il flusso più freddo e secco in uscita dal temporale. Quando la velocità del vento aumenta con la quota, le nubi temporalesche hanno asse obliquo, quindi la corrente discendente (downdraft) non disturba quella ascensionale (updraft). In questo modo, le celle che costituiscono il sistema temporalesco hanno una vita maggiore. Inoltre, in un ambiente molto umido nei bassi strati, l’evaporazione delle gocce di pioggia è piuttosto piccola, quindi questo limita il raffreddamento evaporativo e conseguentemente anche l’intensità del downdraft e delle correnti fredde in uscita dalla nube temporalesca (che formano la cold pool). La cold pool, funzionando come un piccolo fronte freddo, determina il sollevamento forzato dell’aria calda e umida in arrivo dal mare: se sussiste un delicato equilibrio tra l’intensità della cold pool e del flusso in arrivo, le nubi temporalesche si formano più o meno sempre nello stesso punto, questa volta più a valle rispetto alla catena montuosa. Così, il temporale, dopo essersi formato per forcing orografico sui monti, è retrocesso verso la costa, dove ha assunto carattere di stazionarietà.
𝑸𝒖𝒂𝒏𝒕𝒊𝒕à 𝒅𝒊 𝒑𝒊𝒐𝒈𝒈𝒊𝒂
Il sistema temporalesco, secondo i dati ufficiali, ha prodotto circa 340 mm di pioggia in 3 ore e circa 500 mm in 8 ore. Tuttavia, alcune stazioni amatoriali nella zona hanno registrato localmente anche oltre 600 mm. La zona di Valencia, essendo esposta ad est, è molto spesso protetta dalle correnti occidentali dominanti, quindi gli accumuli medi annui non superano i 500-600 mm. Questo significa che in poche ore è caduta la pioggia che di solito cade in un anno intero. Tuttavia, nei casi in cui una bassa pressione si pone tra la Spagna e il Marocco, Valencia viene esposta a flussi umidi e caldi mediterranei, che a volte possono alimentare grossi temporali. Infatti, la città non è completamente nuova ad eventi alluvionali, come quelli successi per esempio negli anni ’50 e ’70 del secolo scorso.
𝑰𝒍 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒐𝒓𝒂𝒍𝒆 𝒆𝒓𝒂 𝒑𝒓𝒆𝒗𝒆𝒅𝒊𝒃𝒊𝒍𝒆
La traiettoria dei cut-off è spesso poco predicibile, perché sono degli elementi isolati, che traggono energia localmente, per esempio dal Mediterraneo. Tuttavia, già dal 23 ottobre i modelli numerici globali simulavano l’isolamento di una bassa pressione tra il settore occidentale del Mediterraneo e il Marocco. Circa 48 o 72 ore prima dell’alluvione, i modelli numerici a scala limitata simulavano forti piogge nell’area di Valencia, con picchi superiori ai 300 mm a sud-ovest della città. Quindi, anche se in queste situazioni è molto complesso stimare l’entità delle piogge e la loro esatta distribuzione, il segnale di forti e pericolose piogge era evidente già molte ore prima del disastro.
𝑪𝒐𝒔𝒂 è 𝒍𝒂 𝑫𝑨𝑵𝑨
Sicuramente, avrete sentito parlare della DANA, che in spagnolo è l’acronimo di “Deprésion Aislada en Niveles Altos”, cioè “depressione isolata ad alta quota”. La DANA, descritta in modo improprio dai mezzi di informazione, non è altro che il sopracitato cut-off. In Italia, la depressione isolata in quota viene chiamata “goccia fredda”, un termine che avrete sicuramente letto in questa pagina.
𝑼𝒏 𝒆𝒗𝒆𝒏𝒕𝒐 𝒎𝒆𝒕𝒆𝒐 𝒔𝒊𝒎𝒊𝒍𝒆 𝒑𝒖ò 𝒔𝒖𝒄𝒄𝒆𝒅𝒆𝒓𝒆 𝒂𝒏𝒄𝒉𝒆 𝒊𝒏 𝑰𝒕𝒂𝒍𝒊𝒂
Senza andare troppo lontano, dinamiche simili a quanto successo in questi giorni in Spagna, sono alla base delle alluvioni del messinese. Solo 2 settimane fa, una goccia fredda si era isolata tra la Tunisia e il Canale di Sicilia, determinando l’attivazione di un flusso umido dal Mar Ionio e lo sviluppo di temporali stazionari tra l’Etna e i Peloritani. Per fortuna, gli effetti al suolo sono stati differenti, ma questo non significa che nel futuro non possano verificarsi eventi simili. Per fortuna, come dimostrato precedentemente, con le tecnologie attuali è possibile prevedere la formazione dei cut-off e dei temporali estremi. È proprio questa la funzione che ricopre la meteorologia: previsione significa prevenzione, e se è impossibile mettere in salvo gran parte dei beni materiali, è possibile mettere in salvo le vite umane.
𝑰𝒍 𝒓𝒖𝒐𝒍𝒐 𝒅𝒆𝒍 𝒄𝒂𝒎𝒃𝒊𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒐 𝒄𝒍𝒊𝒎𝒂𝒕𝒊𝒄𝒐
Il tempo meteorologico è diverso dal clima. Il primo è costituito da quello che fa oggi, domani o dopodomani, il secondo è invece un’informazione media di quello che è successo negli ultimi 30 anni. Dire se un evento meteorologico è stato causato dal cambiamento climatico è un’affermazione che necessita di uno studio approfondito, che viene chiamato studio di attribuzione. L’attribuzione di un evento al cambiamento climatico non è banale e richiede diversi mesi. Quello che possiamo dire oggi, è che una goccia fredda non si sviluppa a causa del cambiamento climatico, così come un forte temporale. Tuttavia, l’aumento delle temperature dell’aria e del mare portano ad avere maggiore energia per rendere una goccia fredda o un temporale più estremi.
La foto allegata mostra un’immagine satellitare del sistema temporalesco al momento della sua massima intensità. Il temporale aveva una forma a V quasi perfetta, modellata dai venti in quota. Inoltre, il top del cumulonembo ha raggiunto temperature molto basse, di circa -70°C, mentre quella striscia più chiara è l’above anvil cirrus plume, una nube che si forma sopra il cumulonembo e indica un temporale di estrema violenza. I sistemi temporaleschi che hanno interessato la Spagna negli scorsi giorni, oltre a provocare alluvioni, hanno anche determinato la formazione di grandine gigante con diametri fino a 7 cm e vari tornado.
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